Abstract
Solo gli Stati possono battere moneta, ora come nel passato (non i privati che potevano semmai produrre soltanto medaglie che non circolavano): l’iconografia, testo e immagine sui due lati della moneta, permetteva, allora come ora, di identificare l’autorità emittente e garantire allo stesso tempo la bontà del metallo e del peso. Le divinità sono sempre state presenti su uno dei due lati delle monete: Zeus o Apollo sulle monete greche; Giove, Venere, Ercole, Diana, Sol Invictus e tanti altri su quelle romane; le personificazioni divinizzate di Atena o Roma sulle monete delle due città. Così fu anche nel medioevo e nell’età moderna, con i santi patroni delle città (san Giovani Battista a Firenze o sant’Ambrogio a Milano) e perfino san Francesco d’Assisi, lui che odiava il denaro!L’identificazione tra Stato e moneta portava anche ad un forte rapporto identitario tra chi usava le monete e le sentiva proprie: alcune monete straniere ritrovate in contesti sacri medievali (santuari o tombe di santi) possono essere interpretate come casi di offerte personali da parte di pellegrini che venivano da luoghi lontani e volevano lasciare una ‘memoria’ di sé. Gli usi delle monete si estendevano quindi oltre la sfera economica ‘terrena’ fino ad un scambio economico con l’Aldilà: monete in tombe, in fondazioni di edifici ed anche monete reliquie conservate in alcune chiese.